APOLLO, I PILOTI E L'AUTO: O.K.VIA ALLE 15,34 VERSO LA LUNA
Scott, Irwin e Worden saranno di ritorno fra 12 giorni - Von Braun: "Il portello di questa capsula è più sicuro di quello della Soyuz"
dal corrispondente Capo Kennedy, lunedì mattina. Il brivido del "giallo" si è inserito nei preparativi di lancio dell'« Apollo 15 ». Mentre a Capo Kennedy si procedeva al conteggio alla rovescia, è arrivata da Houston notizia che sei collari di galleggiamento, usati per garantire che la capsula con gli astronauti galleggi dopo la discesa in mare, erano stati squarciati da colpi di coltello.
Il centro spaziale ha chiamato gli agenti del Fbi perché indaghino su un incidente che ha tutti gli aspetti del sabotaggio.
I collari erano destinati alla squadra d'emergenza, si tratta di ciambelle pneumatiche, di nylon gommato: hanno una specie di rete che passa sotto la capsula spaziale e le impedisce di affondare. Il portavoce ha detto che secondo ogni indicazione qualcuno li ha tagliati con un coltello.
Il "giallo" non ha mutato i programmi. Alle 15,34 di oggi, l'"Apollo 15" parte da Capo Kennedy per il quarto sbarco umano sulla Luna. David Scott, James Irwin e Alfred Worden si sono alzati di buon'ora per l'abituale, sostanziosa colazione.
Li attende la più lunga e importante missione spaziale degli Stati Uniti: dodici giorni di duro lavoro, di cui tre sul satellite con l'automobile elettrica. I tre uomini sono calmi e fiduciosi. Nessuno di essi parla della tragedia della "Soyuz" di quattro settimane fa.
Quasi un milione di persone - la folla più numerosa dalla partenza dell'"Apollo 11" due anni fa - è arrivato a Capo Kennedy. Nonostante i frequenti temporali, quasi uno al giorno, e la sostituzione di due batterie elettriche, i tecnici non danno segno di tensione.
Il direttore del programma, l'ormai noto Rocco Petrone, ha compiuto un riesame di due ore e mezzo dei preparativi sabato sera, e ha dato il via per la fase finale del conto alla rovescia.
Il direttore del lancio, James Harrington, ha dichiarato: "Tutto è perfetto, anche le previsioni meteorologiche sono rassicuranti. Siamo veramente soddisfatti".
Proprio ieri sono passati 21 anni dal primo lancio compiuto a Capo Kennedy (allora Capo Canaveral). Nel 1950, una "V2" tolta ai tedeschi e connessa a un "Corporal" fu mandata ad alcune decine di chilometri di altezza. Più di 1800 lanci si sono susseguiti in questo tempo.
Un decennio è inoltre trascorso dal primo volo suborbitale di Shepard, qualche mese dopo l'ingresso in orbita di Gagarin, e due anni esatti dal giorno in cui l'uomo mise piede sulla Luna.
Il bilancio degli Stati Uniti è strepitoso: ma i costi sono stati altissimi, 24 miliardi di dollari per l'intero programma Apollo, e tre vittime.
L'obiettivo dell'"Apollo 15" è ormai noto, una valle di 7 chilometri per dieci tra gli Appennini e la spaccatura di Hadley Rille, i primi sono alti oltre 4000 metri, la seconda profonda quasi 400. La località prescelta è molto irregolare e Scott avrà un compito assai pericoloso nell'atterraggio, ma rappresenta una miniera geologica, con pietre di 4 milioni e mezzo di anni e formazioni appartenenti a cinque età diverse. Il modulo chiamato "Falcon", toccherà la superficie selenica alle 0,15 ore italiane di sabato prossimo, è ne ripartirà il lunedì sera successivo.
La guida dell'auto lunare sarà affidata ancora a David Scott, ma i comandi sono doppi. Insieme con Irwin, il comandante coprirà 35 chilometri circa, in tre "passeggiate", due di 7 ore ciascuna, una di 6. Raccoglieranno 120 chili di pietre e polvere, prenderanno misure, rileveranno tutti i dati possibili, scaveranno buche, scatteranno fotografie. Adopereranno diversi apparecchi tv, di cui uno installato sul terreno, in modo da consentire la trasmissione diretta della partenza per la prima volta.
Sulla strada del ritorno, Worden, che nel frattempo avrà lanciato dall'orbita lunare una piccola sonda, eseguirà una passeggiata di due ore nel vuoto. L'ammaraggio nel Pacifico è previsto per il 7 agosto. Non ci sarà quarantena: il medico della Nasa, Berry, ha stabilito che non v'è pericolo di microbi lunari. Gli astronauti abbracceranno così subito le famiglie, da cui sono separati dal 4 luglio.
Rocco Petrone ha detto che "modifiche radicali" sono state apportate alla tecnica di volo e alla capsula (chiamata "Endeavour") a causa del maggior peso, 2500 chili complessivi, l'auto elettrica compresa. Egli ha fatto presente che l'"Apollo 15" potrebbe essere la prima tappa verso la costruzione di una colonia selenica: ma il progetto è stato abbandonato per motivi di economia. "Dal punto di vista scientifico - otterremo informazioni senza precedenti non solo sulla Luna ma anche sul Sole e sui pianeti, essenziali per voli successivi".
La giornata di ieri è trascorsa serenamente per gli astronauti. Essi hanno fatto un po' di sport: Irwin e Worden tennis, Scott corsa. Hanno anche visitato la capsula per un ultimo controllo. L'ultimo esame medico è stato più che soddisfacente. Irwin e Worden sono dei novellini, ma Scott è un veterano. Ha partecipato con Armstrong al volo del "Gemini 8" nel '66, è stato il pilota del modulo dell'"Apollo 9" in orbita terrestre nel '69.
Tutti scacciano dalla mente l'ombra della tragica fine dei tre sovietici. Il padre delle "V2", Von Braun, ha spiegato che il portello dell'"Apollo 15" ha una chiusura assai più robusta di quello della "Soyuz" (12 ganci anziché uno) e che esiste un sistema d'allarme in caso di guasti. L'"Apollo 15" è costruito inoltre in modo che l'ossigeno duri un quarto d'ora anche in caso di fori provocati da meteoriti. Ciò darebbe tempo agli astronauti di indossare gli scafandri. Per prudenza tuttavia gli scafandri saranno usati al momento del riaggancio del modulo con la capsula in orbita lunare. (Ennio Caretto)
2016/07/26
1971/07/26: A poche ore dal "liftoff" per la Luna le ultime notizie da Cape Kennedy su "Stampa Sera"
2016/07/25
1971/07/25: Le ultime notizie da "La Stampa" alla vigilia del volo di Scott, Worden e Irwin
1971/07/25: Vigilia del volo - La rampa di lancio colpita da fulmini
È successo poche volte durante i programmi Apollo e Gemini, causando danni limitati agli apparati a terra e ai veicoli, ad agosto 1964 (Gemini II), a settembre 1964 (Apollo), ad agosto 1965 (Gemini V e Apollo AS-201), a maggio-giugno 1966 (Apollo AS-500F, AS-202 e AS-203), a luglio 1967 (colpita la rampa 37B).
Durante il decollo di Apollo 12, il 14 novembre 1969, il veicolo era stato colpito da fulmini due volte, causando avarie gravi che avevano rischiato di compromettere la missione ma erano state risolte dalla pronta reazione di uno dei controllori di volo, John Aaron (Nasa.gov; Universe Today).
2016/07/24
1971/07/24: I tre astronauti in partenza per Cape Kennedy
1971/07/24: Da "La Stampa" gli ultimi preparativi prima del lancio e la targa commemorativa che Scott e Irwin lasceranno sulla Luna
Terminati i preparativi in Florida per il lancio di Apollo 15 sulla Luna
Lunedì la partenza - Un fulmine ha colpito la capsula sulla rampa di lancio
(Dal nostro corrispondente) New York, 23 luglio.
Temporali intermittenti e momentanee cadute di corrente hanno turbato nelle ultime ore i preparativi del lancio dell'Apollo 15 a Capo Kennedy. Non s'è trattato di nulla di grave, ha detto il vicedirettore della Nasa, George Low, e il conto alla rovescia, incominciato martedì, procede in maniera regolare. C'è soltanto il pericolo che un secondo fulmine colpisca la capsula (un primo la colpì, senza danni, all'inizio della settimana). I tecnici stanno prendendo tuttavia contromisure per proteggere i delicati meccanismi. Ogni lancio estivo, in Florida, è accompagnato da acquazzoni; «li consideriamo di buon augurio» ha osservato ridendo il comandante Scott.
Le cadute di corrente erano dovute a due microstrumenti difettosi, che sono stati subito sostituiti. Per l'ennesima volta, i tre astronauti hanno compiuto alcune manovre (una sessione di tre ore) all'interno dell'Apollo 15. Il loro responso è stato «tutto funziona perfettamente». Essi partiranno quindi alle 9.34 (le 15.34 in Italia) di lunedì per la più lunga ed importante missione lunare della storia. Li attendono 12 giorni e 7 ore di viaggio, di cui quasi 3 sul satellite, con tre escursioni seleniche di 20 ore complessive. Essi inaugureranno il Rover o auto della Luna, e al ritorno compieranno anche una passeggiata nello spazio.
Un'ombra è stata gettata sulla missione da una notizia pubblicata da Buisness Week in una corrispondenza da Mosca. Secondo il settimanale, uno dei tre cosmonauti morti sulla Soyuz quattro settimane fa sarebbe stato trovato dai suoi soccorritori privo di conoscenza ma ancora in vita. I medici non avrebbero però potuto strapparlo al coma.
Il settimanale conferma che una fuga di ossigeno da un portello causò la tragedia, e insiste che essa fu dovuta non solo ad un'imperfezione del sistema di chiusura ma anche alla stanchezza dei tre cosmonauti, che dopo 24 giorni nello spazio mancavano di coordinamento e di riflessi, e non verificarono l'operazione.


2016/07/23
1971/07/23: A pochi giorni dal lancio, il settimanale "Epoca" presenta la nuova missione lunare
Il settimanale italiano "Epoca" uscito in edicola venerdì 23 luglio 1971, presenta in copertina e al suo interno un ampio servizio sulla nuova missione lunare americana affidata agli astronauti David Scott, Alfred Worden e James Irwin, prossimi alla partenza programmata quando in Italia saranno le prime ore del pomeriggio di lunedì 26 luglio.
PRONTA AL VIA LA MISSIONE DI APOLLO 15L'AUTO DELLA LUNALa prossima impresa spaziale americana è la più complessa e ambiziosa finora concepita: la sua caratteristica più spettacolare è rappresentata dall'uso del veicolo a motore che qui presentiamo. (di Franco Bertarelli)
La missione Apollo 15, che comincerà lunedì 26 luglio, è senz'altro la più difficile e ambiziosa impresa lunare americana. per la durata della permanenza sul nostro satellite naturale (67 ore invece delle 33 di Apollo 14), per la scelta del luogo di atterraggio che stavolta è realmente "in montagna" e per la complessità delle ricerche scientifiche che verranno condotte da David Scott e James Irwin, i piloti del LEM, cioè del veicolo da sbarco. Alfred Worden, il terzo astronauta che rimarrà in orbita ad attendere i suoi compagni per riportarli a casa il 7 agosto col Modulo di comando, compirà anche lui inediti esperimenti ed osservazioni con apparecchiature studiate apposta per questo volo.
Ma ciò che caratterizza l'imminente viaggio spaziale, il primo con uomini a bordo dopo la sciagura della Soyuz 11, è l'impiego di un'automobile lunare non automatica. Un veicolo che pesa (sulla Terra) due quintali, che si ripiega come un pacchetto, che è costato quasi cinque miliardi di lire, una somma non indifferente anche se considerata nella dimensione tutta particolare dei costi astronautici. Questa specie di jeep servirà a Scott e a Irwin per percorrere una quarantina di chilometri sulla superficie della Luna, senza tuttavia allontanarsi più di 7 o 8 chilometri dal punto in cui il LEM avrà posato le sue zampe di ragno.
L'impiego di un veicolo a motore faciliterà enormemente sia l'esplorazione dell'ambiente esterno, sia la raccolta di campioni lunari. Come si poté rilevare durante la missione Apollo 14, gli astronauti furono più impacciati che agevolati nel doversi tirare dietro quel celebre carrettino a mano che aveva lasciato sulla polvere selenica lucide impronte simili alla bava delle lumache, e che ogni tanto aveva corso il rischio di rovesciarsi. Stavolta, in automobile, le cose dovrebbero andare molto meglio. Ma vediamo subito com'è fatto questo straordinario veicolo, che ha ben pochi punti in comune con i congegni a quattro ruote che siamo abituati a usare sulla Terra.
La prima caratteristica è la leggerezza: 200 chili, come già detto, sono veramente pochi, anche se nella costruzione sono stati usati i materiali meno pesanti e più robusti che la tecnologia metallurgica è in grado di offrirci. Poi viene la capacità di carico, che è di 235 chili, e in questo campo si batte ogni primato per autovetture: e s'intende che sulla Luna tutto questo peserà un sesto, così come di un sesto sarà l'energia di ogni sollecitazione. L'automobile lunare (che gli americani chiamano Lunar Rover) è spinta da quattro motori elettrici, uno per ciascuna ruota, alimentati per mezzo di batterie a zinco-argento non ricaricabili, che assicurano un'autonomia di circa 90 chilometri, cioè più del doppio rispetto alle distanze che si prevede verranno percorse. La velocità massima a pieno carico è di circa 16 chilometri orari e quella minima è addirittura da tartaruga, per consentire spostamenti anche di pochi centimetri.
La guida del Lunar Rover è assicurata da una cloche posta tra i due sedili, molto simile a quella in uso sugli aeroplani, la cui manovra è semplice e istintiva. Spostando la leva in avanti si va, appunto, in avanti e a velocità sempre maggiore a seconda di quanto profondamente si spinge la leva. Spostando la cloche all'indietro, il veicolo si ferma e poi comincia ad effettuare la retromarcia. "Piegando" la leva a sinistra si svolta a sinistra, spostando la leva a destra si curva verso la stessa direzione. E tutto questo con estrema dolcezza e con una straordinaria finezza di controllo. In più, il veicolo lunare può sterzare con tutte e quattro le ruote (che sono motrici) e può girare letteralmente su se stesso, in modo da schivare ogni ostacolo.
Un bottone di sicurezza, da premere in caso di necessità, impedisce alla cloche di inserire la retromarcia per sbaglio.
I motori elettrici, che sono poi gli unici capaci di funzionare sulla Luna in assenza di atmosfera, sono lubrificati per mezzo di un sistema ermetico e con grassi speciali insensibili alle variazioni di temperatura e concepiti per agire nel vuoto.
Le ruote del veicolo sono state un grosso rompicapo per gli ingegneri costruttori, i quali hanno scartato ogni soluzione a base di pneumatici convenzionali (complesso e rischioso è il dosaggio della pressione a gravità un sesto e nel vuoto) ed hanno messo a punto un raffinatissimo sistema elastico, ottenuto mediante una carcassa di fili d'acciaio molto simile alle corde da pianoforte. Sul "battistrada", sono state applicate strisce di titanio capaci di resistere a qualsiasi abrasione. Queste ruote preziose sono fasciate da parafanghi di plastica, per impedire alla polvere di sollevarsi: data la bassa gravità lunare, un polverone "galleggiante" a lungo, perché lento a ricadere, potrebbe essere infatti molto scomodo per i due esploratori.
Il sistema automatico di navigazione
Ma il più sofisticato e geniale congegno dei molti che sono a bordo della straordinaria automobile è senz'altro il sistema per il controllo della rotta. A causa dell'orografia che nella zona da esplorare è tormentata e del breve orizzonte lunare, sarebbe infatti difficilissimo ritrovare la strada di casa una volta perduto di vista il LEM, o se la macchinetta avesse traversato tratti di suolo privi di polvere, dove la ruote non lasciano traccia. Per dare agli esploratori la certezza assoluta di compiere un ritorno esatto, il Lunar Rover è stato dotato di un'apparecchiatura elettronica capace di "imparare a memoria" la strada percorsa all'andata mediante l'acquisizione e l'analisi di molti dati, tra i quali l'orientamento astronomico, il "conto" dei metri percorsi, lo sviluppo delle curve effettuate e così via. Appena i piloti decidono di tornare indietro, l'apparecchio "racconta" loro la strada percorsa e li mantiene in rotta con estrema precisione. Durante i lunghi allenamenti che hanno preceduto il volo, il sistema automatico di navigazione ha riportato l'equipaggio al punto di partenza con errori mai superiori ai 70-80 metri su percorsi di una diecina di chilometri.
Lo stesso calcolatore elettronico miniaturizzato che serve per il controllo della rotta, provvede anche ad armonizzare il funzionamento dei quattro motori elettrici che hanno la potenza di un quarto di cavallo ciascuno e che sono situati direttamente sui mozzi delle ruote. E sempre al minuscolo "cervello" affluiscono gli ordini di marcia e di sterzata provenienti dalla sensibilissima cloche tuttofare che abbiamo già descritta.
A bordo del veicolo c'è anche una potente stazione radio, trasmittente e ricevente, che permette l'invio sulla Terra di segnali "a voce", nonché dei segnali della telecamera a colori che è installata sulla prua del Lunar Rover. Questa stazione radio funziona anche durante la marcia del veicolo, e la piccola telecamera (4 chili di peso) può essere manovrata sia dall'equipaggio, sia dal centro di controllo di Houston, s'intende per mezzo di impulsi elettromagnetici in codice. Da terra, si potrà far ruotare la telecamera di 360 gradi, si potrà brandeggiarla, si potrà variare la lunghezza focale del suo obiettivo zoom e si potrà correggere la messa a fuoco, il contrasto e la definizione dell'immagine. Se tutto funzionerà, dovremmo dunque avere, stavolta, delle immagini televisive della Luna di rara bellezza e perfezione. Tutti i segnali in partenza e in arrivo sono trasmessi e ricevuti dall'antenna a forma di ombrello rovesciato che è sulla parte anteriore del veicolo. E poiché questo verrà lasciato in prossimità del LEM, potremo vedere per la prima volta il decollo dalla Luna della sezione di risalita del "ragno", quando Scott e Irwin accenderanno i razzi per raggiungere il loro compagno rimasto ad attenderli a bordo del Modulo di comando. Da Houston, infatti, sarà possibile puntare la telecamera (e metterla a fuoco) su Falcon, come è stato battezzato il LEM di Apollo 15. (Franco Bertarelli)
2016/07/22
1971/07/22: La terza pagina de "La Stampa" e prove di discesa dalla scaletta di "Falcon"
Parte lunedì la lunga missione dell'«Apollo 15»
È pronta l'auto per la Luna
A quattro settimane dalla tragedia della «Soyuz», gli astronauti resteranno tre giorni sul satellite e lo esploreranno in «jeep» - Solo questi elementi suscitano ancora l'interesse del pubblico americano, disincantato da viaggi che non sembrano più nuovi - Ma Van Allen afferma che i compiti di questo volo «sono i più rigorosi e utili di tutti» e gli esperti sostengono che si cominciano appena ad avvertire i frutti del «fall-out» tecnologico
(Dal nostro corrispondente) New York, luglio. Quattro settimane dopo la tragedia della Soyuz, l'uomo ritorna nello spazio. Lunedì, l'Apollo 15 partirà da Capo Kennedy per il quarto sbarco sulla Luna. Da Baikonur, i sovietici hanno assicurato a James Fletcher, il nuovo direttore della NASA, che non esiste pericolo di mali misteriosi; ma la morte Dobrovolskij, Volkov e Pastaev, lo scoppio del serbatoio d'ossigeno dell'Apollo 13, le défaillances - felicemente superate - dell'Apollo 14 suscitano inquietudini represse. Per la prima volta, nella fase dell'aggancio tra il modulo e la capsula nell'orbita selenica, per il ritorno a Terra, gli astronauti useranno gli scafandri.
Con "suspence"
Come nelle missioni precedenti, l'aspetto umano prevale su quello tecnico-scientifico. James Van Allen, lo scopritore delle fasce radioattive, considera i compiti dell'Apollo 15 «i più rigorosi e utili di tutti». I piloti Scott, Irwin e Worden dispongono di una strumentazione nuova, di cui l'auto lunare è l'esempio più vistoso; eccezionale è la durata dell'impresa: dodici giorni, tre dei quali sul satellite; e tuttavia l'attenzione dell'America s'accentra sugli astronauti, trascurando le ricerche e i loro risultati. Alla base di quest'atteggiamento non ci sono solo la suspence e l'ammirazione del coraggio dei tre uomini, ma anche un senso di disamore e di distacco dallo studio dello spazio. L'entusiasmo per l'ignoto s'è esaurito, e il programma, che è costato 24 miliardi di dollari, morirà l'anno prossimo nella semindifferenza, dopo gli Apollo 16 e 17. Esso lascia in eredità molte domande senza risposta. Osserva John Kenneth Galbraith che «l'America dopo la conquista della Luna minaccia di perdere l'orientamento», e aggiunge: «Il guaio è che per essa conta più il successo del progresso».
L'involuzione coincide con la ripresa dei sovietici. Accettata la sconfitta nella gara lunare, essi sono ora avvantaggiati sia nella costruzione delle stazioni orbitanti, sia nell'esplorazione dei pianeti con gli automatismi. Ha dichiarato James Fletcher: «Sospetto che i vascelli lanciati da Baikonur a giugno atterreranno su Marte, mentre il nostro Mariner vi girerà intorno». Quanto alle stazioni, nel '73 e '74 gli Americani ne improvviseranno tre coi razzi Saturno e con gli Apollo rimanenti; poi, per un triennio almeno, aspetteranno. Le loro speranze s'appuntano sulle stazioni giganti o sulla navetta di collegamento (shuttle) per il '78 - '80.
Mi ha detto il fisico Keith Bose che la situazione è simile «all'epoca delle vacche magre di Eisenhower. Appena 18 mesi fa sognavamo di installare un radio-telescopio e un centro di comunicazione laser sulla Luna, di aprirvi un laboratorio per le alte energie e una base del tipo di quelle dell'Antartico... Oggi non prevediamo neppure di tornarci. Stiamo a guardare che cosa fanno i russi». Forse la NASA non deve ancora lottare per la sua sopravvivenza, commenta amaramente il Wall Street Journal, ma «senza dubbio il suo fascino si perde nell'anonimato dei satelliti artificiali e delle sonde».
Meno affari
Il passaggio «dall'expoit alla routine», come lo chiamano i francesi, è stato imposto anzitutto dal bilancio. Gli stanziamenti dell'URSS rimangono segreti, ma Fletcher è persuaso che siano cresciuti «non foss'altro per l'importanza militare delle piattaforme in orbita»; quelli americani da 5 miliardi 900 milioni di dollari nel '65 sono calati quest'anno a 3 miliardi 200 milioni. Il personale di Houston s`è ridotto da 5000 a 4000 tecnici e scienziati, e quello delle ditte aerospaziali da 420 mila a 140 mila operai. L'equipe degli astronauti è dimiuita da 175 a 125 uomini, e persino i «boys delle V 2», i collaboratori di Von Braun trapiantati dalla Germania nell'immediato dopoguerra, sono stati licenziati. Cocoa Beach, presso Capo Kennedy, è irriconoscibile: cala il valore delle proprietà immobiliari, langue il business e la gente se ne va.
Alla sede centrale della NASA a Washington mi hanno spiegato che un ridimensionamento era inevitabile. L'economia sta tra recessione e inflazione da 2 anni, l'industria aviatoria è instabile (ha perso 50 mila tra ingegneri e dirigenti) e richiamano la precedenza i problemi urbani e dell'ambiente naturale, l'istruzione, la sanità, la lotta contro il crimine. Si calcola che un piano quinquennale per l'ecologia costerebbe 70 miliardi di dollari. «Non si può fare tutto subito» ha avvertito Richard Nixon. «L'esplorazione dello spazio» ha tuonato il senatore George McGovern «non deve diventare una scampagnata trimestrale». Sopprimendo il progetto dell'SST, il supersonico di linea, il Congresso ha dimostrato di non voler più sacrificare i programmi sociali a quelli tecnico-scientifici.
Quali ricerche?
Il malessere della NASA ha però radici più profonde. Esso s'inquadra nella crisi generale della ricerca e della sua applicazione, che ha portato l'anno scorso alle dimissioni di Thomas Paine, di Lee Dubridge e di Patrick Moiniham dagli enti governativi reponsabili. A parere dell'economista russo Meleshenko, sia l'URSS che gli USA investono il 3 per cento del prodotto nazionale lordo nel «Research and development» (e quindi i secondi il doppio della prima). Ma prima il presidente dell'Accademia delle scienze americana, Philip Handler, considera «3 cents per ogni dollaro assolutamente inadeguati».
Egli individua anche gravi difetti di struttura nella collaborazione tra l'industria, l'università, e lo Stato, pur invidiata all'estero. «Siamo i primi nella scienza e nella tecnica» sottolinea «ma per quanto ancora?». Da un lato, «il potere d'acquisto dei fondi diminuisce del 25 per cento ogni 4 anni», dall'altro «aumentano rapidamente gli scompensi settoriali. Corriamo il pericolo di restare indietro non solo nello spazio. Prendiamo l'oceanografia: le nostre navi hanno una media di 27 anni, quelle sovietiche e giapponesi sono nuove. Oppure la radioastronomia: inglesi, tedeschi e olandesi ci sono ormai superiori».
Proprio in quest'ultimo settore si riscontra una fuga di cervelli alla rovescia: i giovani scienziati americani emigrano in Europa, e non viceversa. «I cervelli» ha commentato Robert McNamara «sono come i cuori: vanno dove vengono apprezzati». Un altro campo dove si segna il passo è quello dell'impiego pacifico dell'energia atomica. Ammonisce Glenn Seaborg: «Negli Anni Sessanta abbiamo promosso la rivoluzione dei computers: non ignorate negli Anni Settanta quella degli acceleratori».
L'autocritica
Ho incontrato Myron Tribus, manager ed ex sottosegretario al Commercio. Egli afferma che il gap tecnologico tra gli altri paesi e gli Stati Uniti «è un mito. Se esistesse, non avremmo bisogno di rifugiarci nel protezionismo. La verità è che esisteva un gap manageriale, ma l'Europa e il Giappone lo hanno quasi colmato. Nel '63, quand'ero a Washington, le statistiche del mio ministero rivelarono che eravamo quarti per le scoperte scientifiche e le loro applicazioni industriali, e quinti per la manodopera specializzata. Finora siamo stati fortunati: contiamo il 6 per cento della popolazione del mondo, e usiamo il 59 per cento delle sue risorse naturali. Ma non può continuare...». Myron Tribus suggerisce interventi selettivi del governo ed esenzioni fiscali per le ditte che investono almeno il 5 per cento del fatturato per le ricerche e lo sviluppo.
Nella crisi c'è anche un elemento psicologico, spesso irrazionale. Joshua Lederberg, Premio Nobel per la genetica, e il sociologo Kenneth Bouding parlano di «disaffezione giovanile» per la scienza, e sostengono che «i sentimenti anti-militaristi nelle università investono la tecnologia. Gli studenti la giudicano schiava del Pentagono e degli interessi industriali. Essi temono che sia fine a se stessa o in funzione del prodotto lordo nazionale. Il fatto che i neolaureati debbano rassegnarsi talora a guidare tassì o pullman per guadagnarsi il pane li aliena ulteriormente. I valori tradizionali, l'etica puritana del lavoro sono messi in discussione».
Il clima di incertezza dell'America, divisa dalla guerra del Vietnam, assillata dalla droga, sorpresa dalla «diluizione di potenza», alimenta le contraddizioni. Ma queste autocondanne vanno accolte con cautela: l'America non è un paese pluralista, singolarmente incline agli esami collettivi di coscienza e ad ingigantire i propri mali. Alle battute d'arresto, in realtà, corrispondono di solito sviluppi compensativi strepitosi: per esempio, alla corsa spaziale è subentrato il boom biologico.
L'Economist ha definito quanto accade nello spazio «Una parentesi dell'evoluzione dopo un periodo di innovazione»: e non ha torto, perché la NASA e l'America necessitano di pausa e riflessione. Il fal-out della conquista della Luna è un monumento all'ingegno umano: ha contribuito alla formazione di un'industria - gli elaboratori - da 8 miliardi di dollari annui, ha gettato le basi dell'ecologia, ha rivoluzionato le comunicazioni, la navigazione e la medicina. Promette ora una facile estrazione di minerali e di cibo dal mare e dalla terra e lo sfruttamento dell'energia solare.
È impensabile che la crisi non venga superata. Le esplorazioni spaziali sono ad una svolta decisiva. Dall'età pioneristica, l'infanzia, esse entrano nella maturità; le implacabili leggi dell'economia vogliono che mirino al massimo risultato con lo sforzo minimo. Perciò si studia un motore atomico e si pensa di mandare due sonde verso Giove, nel '77 e nel '79, sfruttando le speciali posizioni dei pianeti per compiere in due anni un viaggio che ne richiederebbe normalmente trenta. Si tratta di trovare «the right balance», l'equilibrio migliore per l'umanità.
(Ennio Carretto)
2016/07/21
1971/07/21: I tre uomini di Apollo 15 e il programma di volo
Andranno in auto sulla Luna - Ecco il programma
"L'Apollo 15 partirà alle 15,34 del 26 luglio e allunerà alle 0,15 del 31 luglio. Alle 15,24 dello stesso giorno, mentre Alfred Worden (39 anni, maggiore dell'aviazione, riserva dell'equipaggio dell'Apollo 12) rimarrà in orbita di parcheggio al comando dell'astronave-madre Endeavour, il comandante della missione David Scott (39 anni, colonnello dell'aviazione, già in coppia con Armstrong sulla Gemini 8 , il volo che venne precipitosamente interrotto per un'incidente; pilota del modulo di comando dell'Apollo 9) e James Irwin (41 anni, tenente colonnello dell'aviazione, riserva dell'Apollo 12) cominceranno la prima delle tre "passeggiate" sulla superficie selenica.
Il programma di esplorazione è dei più difficili e rischiosi. I due astronauti dovranno compiere esperimenti nella regione Hadley-Appennini. Una zona con cime alte 4.000 metri. Non mancheranno le comodità, Scott e Irwin viaggeranno infatti a bordo di un'automobile, una Rover capace di sviluppare una velocità di 16 chilometri orari: sulla Luna però essa verrà lanciata al massimo, ad otto chilometri l'ora.
Una prima considerazione, Armstrong raggiunse il satellite della Terra con il più sofisticato e perfetto mezzo a disposizione dell'uomo: la capsula spaziale, poi dovette andare a piedi. Ora gli astronauti possono permettersi l'auto.
Scott e Irwin "passeggeranno" dalle 15,24 alle 22,24 del 31 luglio, dalle 12,24 alle 19,44 del 1° agosto e dalle 9,24 alle 15,24 del 2 agosto. E sempre sotto l'occhio delle telecamere.
Quaggiù saremo tutti al mare, ai monti. Con i televisori accesi, naturalmente. Il soggiorno lunare terminerà alle 19,12 del 2 agosto, quando il modulo lunare (quello dell'Apollo 15 è stato denominato Falcon) lascerà il satellite per andare a ricongiungersi alla astronave-madre. Alle 23,18 del 4 agosto l'equipaggio imboccherà la strada di casa. Prima dell'ammaraggio nel Pacifico, fissato per le 22,46 del 7 agosto, un nuovo esperimento. Worden lascerà il modulo di comando e si porterà all'esterno del modulo di servizio. Un momento di celebrità anche per l'unico dei tre astronauti rimasto ad un passo dalla Luna durante l'esplorazione selenica.
L'uomo, dunque, torna sulla Luna ma con l'occhio rivolto agli spazi più lontani. Tre sonde, due sovietiche ed una americana stanno viaggiando verso Marte che sarà raggiunto a metà novembre; al cosmodromo di Baikonur e a Capo Kennedy si prepara "l'albergo fra le stelle"; è allo studio il "tour" dei pianeti.
Universo sempre più affollato, in futuro. Sempre più ristretto. Sempre più "terrestre". Un'antica ballata popolare russa dice: «E i meli cresceranno su Marte». Un bene o un male? Tsiolkowski, il pioniere dell'astronautica sovietica disse un giorno: «La Terra è la culla dell'umanità. Ma a chi piace restare nella culla per l'intera esistenza?»
(Articolo tratto dal quotidiano Il Secolo XIX del 21/07/1971. Gli orari indicati sono quelli italiani)
2016/07/13
1971/07/13: Il quotidiano "La Stampa" presenta il Rover lunare
Nella consueta pagina dedicata alla scienza, martedì 13 luglio 1971, il quotidiano "La Stampa" presenta l'eccezionale novità della missione Apollo 15.
Fra dieci giorni la nuova spedizione americana Apollo
Un'automobile per la Luna
Il «Lunar Roving Vehicle» ha le dimensioni di un'utilitaria, pesa appena 200 chilogrammi e potrà viaggiare a 20-30 chilometri orari - È costruito con un telaio di tubi in lega d'alluminio, le quattro ruote motrici sono azionate da motorini elettrici - Invece del volante, una «cloche» come negli aerei - Il costo si aggira sui sei miliardi
Gli astronauti dell'Apollo 15 che, alla fine di questo mese, torneranno sulla Luna per esplorare la zona dei Monti Appennini, avranno a disposizione un piccolo mezzo motorizzato, una specie di jeep in miniatura, che permetterà loro di allontanarsi dal Lem fino ad alcuni chilometri di distanza per raccogliere, senza fatica, notevoli quantità di roccia e per svolgere complessi esperimenti scientifici.
Il veicolo, scelto dalla Nasa come vincitore di un apposito concorso nel '68 - '69, è costruito dalla Boeing, la ditta aeronautica che produce anche il primo stadio del razzo vettore dell'Apollo ed è la maggior responsabile in tutti i progetti aereospaziali; la sua messa a punto ha richiesto circa un anno e mezzo di lavoro con decine di migliaia di ore di prova sui vari componenti: il tutto per una spesa complessiva di 19 milioni di dollari (oltre 6 miliardi di lire).
Potenza minima
Studiata per operare esclusivamente sulla Luna, l'automobile lunare che gli Americani, per il loro consueto amore delle sigle chiamano LRV. Dalle iniziali Lunar Roving Vehicle, ha ben poco in comune con le sue sorelle terrestri, pur presentando soluzioni tecniche apparentemente simili: come dimensioni all'incirca l'ingombro di un'utilitaria (3 metri di lunghezza per 2,25 di larghezza), il suo peso però è meno della metà (200 kg a vuoto) e dispone di una potenza 20 volte inferiore: sulla Terra questo veicolo riuscirebbe a muoversi a malapena e si sfascerebbe in poche ore per i sobbalzi, sulla Luna, viceversa, data la minor forza di gravità, esso potrà viaggiare agevolmente a velocità dell'ordine di 20 - 30 km/h su pendii di 28° di inclinazione e scavalcando crepacci di 70 cm di larghezza, trasportando un carico più del doppio del suo peso. Strutturalmente l'LRV è costituito da un telaio di tubi a sezione quadra in lega di alluminio, al centro del quale sono sistemati i sedili per due astronauti; le quattro ruote, tutte motrici, con un diametro di circa 80 cm, sono azionate da motorini elettrici da 0,25 cv ciascuno, alimentati da batterie chimiche che garantiscono un'autonomia di 78 ore di funzionamento a piena potenza; le sospensioni sono del tipo a doppia barra di torsione, con ammortizzatori.
Il cruscotto
Caratteristica particolare di questo veicolo è di avere le ruote interamente metalilche: al posto dei consueti pneumatici in gomma con camera d'aria, le ruote portano un anello elastico costituito da una fitta rete di fili in acciaio armonico, con un battistrada in tasselli di titanio. Questa soluzione, rispetto a quella tradizionale, offre principalmente il vantaggio, per la sua notevole flessibilità, di una maggiore aderenza su terreni incoerenti, permettendo una distribuzione del carico su una grande superficie e consente pertanto la marcia anche sulla sabbia senza il pericolo di rimanere incagliati. La guida della vettura lunare è totalmente diversa da quella delle vetture normali e ricorda piuttosto quella dei carri armati e di alcune di movimento terra: la sterzata, ad esempio, viene ottenuta con variazione differenziale della velocità delle ruote e al posto del classico volante, gli astronauti avranno una cloche simile a quella degli aerei: si sposta la leva a destra per girare a destra, e viceversa per la sinistra; spongendo avanti si aumenta la velocità, tirando si frena. Un interruttore posto sulla leva di comando permette l'inserimento della retromarcia. I freni sono disposti sulle quattro ruote, il loro intervento esclude automaticamente l'alimentazione di corrente ai motori, per evitare il pericolo di sovraccarichi. Per proteggere il veicolo e gli astronauti dal lancio di polvere e sassi durante la marcia le ruote sono coperte da ampi parafanghi in fibra di vetro.
L'LRV giungerà sulla Luna chiuso un apposito scomparto del Lem, ripiegato su se stesso in quattro settori, in modo da occupare minore spazio: per aprirlo e farlo scendere a terra gli astronauti dovranno azionare soltanto una serie di leve e di tiranti. I sedili verranno installati dopo che il veicolo sarà già a terra: essi sono costituiti da un telaio in tubo d'alluminio con rivestimento in nylon. Gli schienali, pure in nylon, sono provvisti di cinghie di sicurezza con strisce di velcro e di appositi attacchi per lo speciale zaino che gli astronauti portano sulla schiena, contenente le apparecchiature per il ricambio dell'aria e il condizionamento della tuta.
Gomme d'acciaio
Il quadro degli strumenti di controllo è sistemato su un montante, in posizione centrale in modo da essere accessibile ad entrambi gli astronauti: oltre ai normali strumenti di controllo, comprendenti amperometri, segnalatori d'allarme per eccessiva temperatura, indicatori di carica delle batterie ecc. gli astronauti avranno a disposizione: un indicatore di pendenza e di sbandamento laterale, un tachimetro, uno speciale strumento che, in base alla direzione delle ombre, indica la posizione del nord lunare e infine un piccolo calcolatore elettronico che, partendo dai segnali forniti da una girobussola e dal tachimetro, determina, istante per istante, il percorso totalizzato, la distanza in linea retta dalla base di partenza e indica su un quadrante la direzione per il rientro. Il veicolo è naturalmente dotato di tutta una serie di dispositivi di sicurezza che ne garantiscono l'assoluta efficienza (evidentemente indispensabile, considerato che un'eventuale avaria potrebbe compromettere tutta la missione): pur essendo dotato di quattro ruote motrici esso è in pratica in grado di avanzare anche con un solo motore efficiente: le speciali «gomme» in fili di acciaio, possono svolgere il loro compito regolarmente pur con il 10 per cento dei fili tagliati: alimentazione elettrica è fornita da due diverse batterie con circuiti totalmente indipendenti, ognuna delle quali, da sola, è in grado di fornire energia sufficiente per il rientro alla base: gli strumenti possono essere alimentati da una batteria di emergenza che garantisce il loro funzionamento in ogni caso.
Mario Oggero
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Centro Spaziale Kennedy, in Florida. In queste immagini il Saturn V esce dal gigantesco edificio VAB (Vehicle Assembly Building) e viene trasportato alla rampa di lancio 39-A, da dove spiccherà il volo che condurrà tre nuovi astronauti americani verso la Luna. Il "lift off" è previsto per il 26 luglio 1971.
Sarà il decimo lancio del più grande e potente razzo vettore mai costruito dall'uomo. A bordo della capsula Apollo posta alla sommità del Saturn prenderanno posto il comandante della missione David Scott, il pilota del Modulo di Comando Alfred Worden e il pilota del Modulo Lunare James Irwin.