2016/08/01

1971/08/01: Il resoconto de "La Stampa" della prima escursione lunare di Apollo 15

La prima pagina de "La Stampa" di domenica 1 agosto 1971 (dalla collezione personale di Gianluca Atti).
Per la prima volta in automobile tra crateri e montagne
 
TRE GIORNI DI RAID SULLA LUNA
 
Il comandante Scott e il secondo pilota, Irwin, sono usciti dal "modulo" alle 15,24 di ieri, dopo l'allunaggio avvenuto nella notte - Complessa manovra per fare uscire dal "Lem" la speciale jeep d'alluminio - Il primo viaggio - Con scafandro, riserva d'ossigeno, telecamere e strumenti gli uomini hanno esplorato per sette ore la zona circostante l'area di sbarco, tra gli Appennini e una profonda spaccatura lunare - Una difficoltà iniziale, poi superata: si era bloccato lo sterzo delle ruote anteriori - Percorsi complessivamente 8 chilometri - Entusiasmanti immagini alla tv
 
Colori incredibili, rocce nere, soffice polvere
 

(dal nostro corrispondente)

New York, 31 luglio.

Questa è davvero la missione dei primati: come regolarità di volo, tempo di permanenza sulla superficie lunare, vastità di esperimenti scientifici. La passeggiata in automobile, "the moon ride", ha colpito l'immaginazione del pubblico. Le immagini televisive sono apparse eccezionali, entusiasmanti. Il volo dell'Apollo 15, cominciato in una relativa indifferenza è costato (l'intero programma) la spaventosa cifra di 24 miliardi di dollari, si avvia a segnare, forse, un rilancio in grande stile dell'avventura spaziale americana.

Al momento in cui scrivo, David Scott e James Irwin, 39 e 41 anni, entrambi ufficiali di aviazione, sono rientrati nel modulo. L'orologio le 15,45, le 21,45 in Italia. Houston e Capo Kennedy esultano. Il presidente Nixon ha inviato un telegramma di congratulazioni, un altro è preannunciato dai sovietici. Il comandante Scott aveva detto, alla morte di Dobrovolskij, Volkov e Patsaev sulla Soyuz, un mese fa, che l'impresa era dedicata anche a loro. Il mondo s'augura che con l'Apollo 15 la Nasa superi la sua crisi, e Washington e Mosca imbocchino la via della collaborazione. Quanto è avvenuto oggi costituisce una lezione d'umiltà e un incitamento.

Un guasto allo sterzo delle ruote anteriori - tutte le ruote del Rover sono motrici e indipendenti - ha turbato la prima escursione automobilistica lunare. David Scott aveva denunciato inizialmente la perdita di corrente delle batterie, ma la diagnosi è risultata errata. E tuttavia, la macchina e gli astronauti hanno assolto in maniera magnifica il loro compito. Con lo sterzo limitato alle ruote posteriori, Scott, fiancheggiato da Irwin, il quale impugnava i comandi secondari d'emergenza, ha superato disinvolto burroni e sassi, pendenze e discese. "La guida è facile, non scivoliamo, non sbandiamo, la polvere copre le ruote ma non ci ostacola" hanno riferito ripetutamente i due piloti.

Mai equipaggio di un Apollo è parso così felice e così esultante sulla Luna. "E' come correre a un Gran Premio" ha gridato il comandante. "Guardate come questa bambina scala le colline". E Irwin: "E' come cavalcare uno stallone ad un rodeo. Per fortuna abbiamo le cinture di sicurezza". Quando si sono fermati, dopo un primo tratto di 20 minuti, per raccogliere qualche campione, Scott non ha saputo trattenersi: "E' uno sport magnifico. Mi piacerebbe giocare un po' con queste pietre". Il controllore e astronauta Joseph Allen ha dovuto esortarlo dal Centro di Houston: "Va avanti David, ce ne sono migliaia di altre".

 La corsa è incominciata alle 17,19 italiane, con un certo ritardo. Scott ha dapprima incontrato qualche difficoltà:: sterzando, le ruote davanti si bloccavano. Ma vi s'è adattato presto. "Cinque chilometri all'ora" ha detto. "Dieci, quindici - otto, qui la strada non è buona - dodici". I due uomini procedevano lungo la spaccatura di Hadley Rille, profonda 400 metri e larga 1600, dal lato opposto degli alti Appennini, diretti verso il cratere di San Giorgio, il loro obiettivo principale. Durante il viaggio, la televisione si spegneva, riaccendendosi ad ogni sosta.

Il primo punto fermo è stato il cosiddetto Cratere del Gomito, il secondo e ultimo San Giorgio. La raccolta del materiale e gli esperimenti hanno praticamente imposto a Scott e Irwin di rinunciare a metà del programma della giornata. Esclamazione di stupore hanno costellato la loro fatica. "Le rocce che vedete sono probabilmente vecchie di 3 miliardi e mezzo di anni" li ha avvertiti Allen. "Non riesco a immaginare che abbiano preceduto l'avvento dell'uomo sulla Terra" ha risposto Irwin. Scott è sembrato scosso dallo spettacolo di Hadley Rille: "Non c'è nulla di simile da noi". La spaccatura pare originata da un crollo di un letto di lava, e non da meteoriti o movimenti tellurici.

Due volte da Houston hanno invitato gli astronauti a riposare. Alla radio si sentiva il loro respiro ansimante. Il dottor Charles Berry registrava l'aumento delle pulsazioni in seguito agli sforzi, ma non lo giudicava motivo d'allarme. "Tagliate corto" ha ordinato d'improvviso Allen. "Siamo in ritardo di circa un'ora". Irwin ha obbedito con sollievo: la salita lungo il Cratere San Giorgio era difficile. Con un cospicuo bottino, i due esploratori si sono accinti al ritorno. Nel loro colloquio con la Terra ci sono state delle interruzioni: scendendo da un declivio, Scott ha evitato miracolosamente una conca vulcanica, mentre Irwin protestava: più tardi l'auto ha fatto un giro su se stessa.

Il comandante e il suo compagno hanno raggiunto il Lem alle 19,32 due ore e tredici minuti dopo averlo lasciato. Allegri, ridendo di soddisfazione, hanno eseguito i restanti compiti. Il più importante è stato la preparazione della "stazione atomica". Si tratta di un complesso di strumenti destinato a funzionare per anni, e capace di misurare la velocità della Luna e il suo calore interno. Ma la passeggiata in automobile (in totale hanno percorso circa otto chilometri) ha continuato a dominare la loro conversazione. "Abbiamo tenuto velocità ridotte" hanno ammesso "perché, accelerando, le ruote anteriori s'impuntavano, e noi ruotavamo di 180 gradi". Gli ingegneri di Houston stanno tentando di trovare un rimedio.

Nonostante la parziale défaillance e i contrattempi, l'auto elettrica ha così superato trionfalmente la sua prova. Il progetto del Bug - l'insetto - come lo chiamano gli americani è costato in tutto 38 milioni di dollari. Ma sono stati soldi "spesi bene" ha sostenuto Shepard, il "nonno" dello spazio, e comandante dell'Apollo 14. Il sistema di navigazione, dotato di sestante, computer e batteria solare, ha funzionato egregiamente. L'orizzonte lunare è di soli 4-5 chilometri, contro i 30-35 della Terra, ma gli astronauti, grazie all'apparecchiatura, non hanno mai perso l'orientamento. In origine si pensava a un "laboratorio mobile su ruote" o Molab, ma il Bug s'è dimostrato più pratico. La prima giornata di lavoro degli astronauti sulla Luna ha entusiasmato i familiari e gli scienziati a Houston. "David è un ottimo guidatore" ha dichiarato la signora Scott, emozionata, tra le lacrime e il sorriso. "Con lui, andrei anche nella spaccatura di Hadley Rille".

"Stiamo risalendo alle fonti del sistema solare" ha detto il geologo Robin Brett. "Confidiamo che Scott e Irwin ritornino con qualche frammento della crosta selenica primaria". Il professor Harold Masursky ha aggiunto: "I due astronauti hanno già scoperto pietre di età diverse, e individuato fratture sui fianchi degli Appennini causate forse da lava. Siamo persuasi che presto possederemo la chiave dei pianeti e dei loro satelliti".

Un'altra escursione di sette ore, in gran parte sul Rover, attende domani i due ardimentosi. Il risveglio è fissato per le 9,27 ore italiane, la corsa agli "Appennini" per le 12,44. Scott e Irwin raccoglieranno campioni geologici, scaveranno buche di tre metri, scatteranno fotografie. Alle 19,44 rientreranno nel Lem per il loro ultimo periodo di riposo sulla Luna. Lunedì le loro ricerche saranno limitate a sei ore, la partenza per il rendez-vous in orbita con la cabina Endeavour avverrà alle 19,12. Per la prima volta, essa sarà seguita da Terra alla televisione.

"Tutto è stupendo da levare il fiato"

La passeggiata con l'auto elettrica ha offuscato tutti gli avvenimenti precedenti. Ma il momento dell'atterraggio e quelli successivi sulla Luna sono stati, come sempre, carichi di suspense e di poesia. Il Falcon (questo è il nome del Lem, il "modulo lunare") è sceso dolcemente alle 00,16, con una riserva minima di carburante, dopo una manovra prolungata ma perfetta, a breve distanza dal punto stabilito. Scott e Irwin non hanno saputo nascondere il loro eccitamento. Il comandante ha interrotto di frequente la sua cena per descrivere lo spazio circostante agli scienziati a Houston. "Vedo una roccia nera, brilla come un gioiello... Quella pietra sembra una sfera di cristallo... Il fondo del paesaggio è bianco... Tutto è stupendo, da levare il fiato".

L'inclinazione del modulo era del 9 per cento circa. "Sembrate una torre di Pisa tascabile" ha osservato scherzosamente Joseph Allen. "Non ce ne siamo accorti" ha risposto Scott. "Apro il portello per ispezionare e ritrarre la valle" ha quindi avvertito. Per tre quarti d'ora, dalle 2,10 in avanti, gli astronauti hanno scrutato il terreno: "Ci sono dei crateri non lontani, ho dovuto evitarli nella discesa, come se sciassi" ha esclamato ancora Scott "ma tra di essi la superficie è liscia, le asperità non superano 20 centimetri, credo che ci muoveremo agevolmente col Rover, non esistono praticamente ostacoli da nessuna parte". Da Houston alla fine lo hanno interrotto: "Adesso riposate".

L'entusiasmo ha impedito ai due uomini di addormentarsi subito. Ed il loro sonno è stato interrotto un'ora prima del previsto, alle 11 di stamane, per una caduta di pressione nel sistema di rifornimento dell'ossigeno degli scafandri. La caduta è stata scoperta alle 10. "E' infinitesimale e molto lenta" ha precisato Allen. "Ma è continua. Non c'è nessun pericolo per Scott e Irwin. La missione non verrà interrotta. Pensiamo di sapere di che si tratta. Vi rimedieremo facilmente". Il controllore ha esitato prima di svegliare gli astronauti. Ma quando la pressione è diminuita di 40 chili circa da 1200 li ha chiamati. "Ragazzi, dovete eseguire una piccola riparazione, poi potete riaddormentarvi".

Scott e Irwin hanno aggiustato il guasto in pochi minuti: la valvola che regola il tubo di scarico dell'urina dalle tute s'era inceppata, provocando una "fuga" di ossigeno. Ma hanno rifiutato di riposare ancora: "Abbiamo troppo da fare" hanno affermato. La loro preparazione allo sbarco è stata lunga e laboriosa. Finalmente, alle 15,30 Scott ha toccato la superficie selenica, il settimo uomo della storia. "Vedo la nostra buona madre terra" ha esclamato. E poi: "Qui, alle soglie dell'ignoto, capisco la verità della natura. L'uomo deve esplorare".

Irwin ha raggiunto il compagno sette minuti più tardi. Il suo scafandro s'è impigliato in un gancio, e Scott è risalito sulla scaletta per aiutarlo. La telecamera ha trasmesso le più belle immagini a colori della conquista della Luna. Sfumature incredibili, tra il giallo, il marrone, il verde, il bianco circondavano le due figure umane. Una polvere impalpabile - uno strato di 20 centimetri, secondo gli astronauti - copriva le loro gambe e calzature. Per il montaggio delle apparecchiature di superficie, e lo scarico del rover, è occorsa mezz'ora di più del previsto. Scott e Irwin hanno faticato a districare dalle corde l'auto, stivata sul fianco della piattaforma del Falcon.

Gli uomini e la macchina si sono mossi alle 17,19. Sulle loro teste, a un'altezza di oltre 100 chilometri, girava l'Endeavour con Alfred Worden impegnato nel controllo della grandiosa strumentazione, del valore complessivo di 17 milioni di dollari.  (Ennio Caretto)